Nato nel 1992, vive e lavora tra Milano e Düsseldorf.
La sua ricerca nasce dalla bomboletta spray e da due diversi spazi su cui essa trova espressione: il muro e la tela.

Concettuale e minimale. Le tecniche tipiche del graffitismo sono volutamente azzerate. Spazio, confine, limite e tempo sono le parole chiavi della sua arte. Grigio di cavalcavia, cemento, asfalto e strade di provincia.

Comincia a lavorare con interventi pubblici che disseminano negli spazi residuali delle infrastrutture viarie piccoli segni a spray, primitivi e sgraziati, che tentano una timida riappropriazione personale di anonimi non - luoghi.

Si tratta di saggi minimali di street - art che, nella periferica provincia italiana, stanno a dire "sono qui", "esisto nell'indifferenza ". Coltivando parallelamente una costante pratica pittorica, Calaj riporta queste suggestioni cementizie nei suoi quadri, spesso contestualizzati all'interno dello spazio espositivo con interventi murali site specific.

Se c'è una cosa che l'esperienza dell'organismo urbano è in grado di insegnare è l'estrema capacità dell’uomo, nel rapportarsi al vivere comune, di adattarsi ai contesti e le situazioni più inaspettate e diversificate.

Situazioni che sono testimonianza di un serio disagio per questioni sociali irrisolte e che, del resto, provano anche la grande elasticità dell'essere umano nel fare proprio, abitare e amare i frammenti di spazio più insperati.